C’è una leggenda, piuttosto conosciuta, che riguarda la Porta dei Cornacchini, o Porta di Balla.
Nei primi anni del Quattrocento un tale di nome Anselmo abitava in Via del Cocomero (Via Ricasoli), proprio di fronte alle case dei Cornacchini.
Anselmo era angosciato da un sogno ricorrente: quasi ogni notte infatti si svegliava madido di sudore, spaventatissimo, dopo aver sognato di essere sbranato da un leone.
Questo incubo lo ossessionava al punto tale che ormai non aveva più serenità, e temeva il momento in cui si sarebbe addormentato ed avrebbe visto le fauci del leone spalancarsi davanti a lui per divorarlo.
Di questo incubo erano ormai a conoscenza tutti gli abitanti della zona che, se da una parte non potevano proprio risparmiargli canzonature e battutacce alla fiorentina, dall’altra erano affezionati al povero Anselmo, gli volevano bene e tentavano di aiutarlo, come potevano.
Qualcuno pensò che, per esorcizzare questa terribile paura di Anselmo, l’unico modo potesse essere quello di affrontarla.
Già, ma dove trovare un leone? E soprattutto, come trovarne uno docile e mansueto come un gattone?
Più semplice di quanto si possa pensare: bastava fare pochi passi, approssimarsi al Duomo, davanti alla Porta di Balla ed avevamo anche la scelta tra un leone ed una leonessa.
Ai lati della porta infatti sono poste due statue in pietra che sorreggono delle colonne tortili, raffiguranti proprio un leone ed una leonessa.
Il buon Anselmo, con molto timore e dopo molti tentennamenti, decise di accettare il consiglio dell’amico, speranzoso così di porre fine ai suoi tormenti.
Avrebbe affrontato il leone, gli si sarebbe avvicinato ed addirittura lo avrebbe toccato.
Un mattino, di levata, Anselmo raccolse tutto il suo coraggio, fece un gran respiro ed incitato dai suoi amici si avvicinò al leone, gli si pose accanto e timorosamente gli sfiorò una zampa. Vedendo che niente di brutto stava accadendo, acquistò baldanza, e decise di osare oltre ogni limite: allungò deciso la mano, e la infilò nella bocca aperta del leone!
Tutti quanti ebbero un moto di stupore e si profusero in un applauso per Anselmo che aveva sconfitto le sue paure.
In quel momento si sentì un urlo e si vide Anselmo ritrarre di corsa la mano dalle fauci del leone, guardarsi intorno stupefatto e dopo pochi istanti cadere a terra, ormai privo di vita.
Sfortunatamente, nella bocca del leone, aveva trovato riparo uno scorpione velenoso che, sentitosi minacciato da quel corpo estraneo, aveva reagito pungendo la mano al povero Anselmo.
A niente valsero i tentativi di rianimarlo.
Anselmo morì così come troppe volte aveva sognato: nelle fauci del leone.
E chissà se ad ucciderlo sia stato il veleno dello scorpione, o un attacco di cuore procurato dalla paura nel sentirsi pungere…