Sarebbe più esatto definirli cosmopoliti in quanto essi avevano profondo rispetto per gli altri. I loro interlocutori erano ebrei, buddisti e cristiani, erano eretici, ma nessuno li mandò al rogo.
Due giovani intrecciano una fitta corrispondenza a molte centinaia di chilometri di distanza. Si scambiano opinioni e scoperte scientifiche. Si pongono interrogativi profondi su come è fatto il mondo, su come tutto è incominciato e come andrà a finire. Lo fanno mille anni fa e con una libertà che da noi non si sarebbe vista per molti secoli ancora.
Uno ha 28 anni. Sa già di tutto. È un geografo, un geologo, un fisico, un matematico, un astronomo, un filosofo. È studioso di religioni comparate, di psicologia, persino musicista. Si chiama Al-Biruni, vive e lavora in quel che oggi è il nord dall’Afghanistan. L’altro, poco più che ventenne, si chiama Ibn-Sina (conosciuto anche come Avicenna). Nato in Khorasan, che oggi sarebbe Iran, al confine con l’Afghanistan, studia a Bukhara, che oggi è in Uzbekistan, si sposta a Gurganj e infine a Isfahan in Persia……Fenomeni. Ma non isolati.
Ci fu un momento in cui l’Asia Centrale profonda pullulava di menti geniali e poliedriche. Mezzo millennio prima del miracolo del Rinascimento, dei Leonardo, dei Michelangelo e dei Galileo. Una folla di geni: da al-Khwarizmi, che avrebbe dato il nome al termine “Algoritmo”, e che scoprì le orbite ellittiche dei pianeti attorno al Sole, secoli prima di Keplero, agli astronomi di Samarcanda che misurarono l’anno siderale con maggiore accuratezza di quanto poi fece Copernico, e l’inclinazione dell’asse della Terra con precisione pari a quella di oggi. Eccellevano nella scienze come in poesia. Di Omar Khayyam si conoscono le quartine in cui cantava la vita, l’amore, il vino, l’umanità…..