La casa natale di Hitler verrà distrutta governo austriaco.

Pubblico questo scritto di Sergio Romano con una mia semplice premessa: non credo che il bene e il male esistano in se. Esistono solo donne e uomini che fanno cose sbagliate le cui conseguenze vengono pagate, molte volte ad un prezzo molto, troppo alto, da altri. Perché cancellarne il ricordo? Semmai, il nostro impegno è il contrario:

“Ricordare sempre e comunque e fare in modo che ciò che di errato c’è stato non debba riaccadere”.

La distruzione della casa natale di Hitler a Braunau appartiene a una delle tradizioni meno nobili della storia umana. I conti con la storia non si possono fare distruggendone le tracce. Non è lecito ricordare del passato soltanto le pagine più gradite e sopprimere quelle che sono motivo di imbarazzo e disagio. Hitler appartiene all’Austria. Gli anni passati a Vienna hanno formato la sua visione del mondo e i suoi gusti molto più di quanto sia accaduto a Monaco e a Berlino.

Qui è nato il suo antisemitismo. Qui è stato trionfalmente accolto da una enorme folla plaudente nel marzo del 1938.
Paradossalmente la distruzione della casa di Braunau è stata decisa quando è nelle librerie da pochi mesi una nuova edizione del Mein Kampf ; due volumi di grande formato che pesano cinque chili e contengono il testo di Hitler, una lunga prefazione (80 pagine), la lista delle traduzioni del libro in altre lingue, una bibliografia (122 pagine), cenni biografici sulle persone citate, un indice analitico (70 pagine), una documentazione iconografica sui luoghi abitati da Hitler negli anni in cui l’opera fu scritta, una sterminata bibliografia e 3.500 note.
Gli studiosi tedeschi non hanno bruciato le copie rimaste del libro di Hitler, come forse avrebbero fatto i distruttori della casa di Braunau. Hanno preferito seppellire l’autore sotto la pietra tombale della migliore filologia germanica. (Sergio Romano)

 

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