La Regina Vittoria amava molto Firenze, in particolare uno dei suoi luoghi preferiti era il Parco delle Cascine, dove si recava quando soggiornava a Firenze.
In suo onore, vicino all’originario ingresso del Parco delle Cascine, venne realizzata una fontana, “La fontana della Regina”, che oggi si trova in piazza Vittorio Veneto e per la realizzazione della quale gli inglesi residenti in città si “frugarono in tasca”.
La Regina, nell’arco del suo regno, venne a Firenze tre volte, ogni volta rimanendo nella nostra città per almeno un mese. Si trattava delle sue vacanze private, e per questo motivo non amava essere riconosciuta: per questo motivo viaggiava sotto le mentite spoglie di “Contessa di Balmoral”, anche se, viaggiando con un seguito di circa 80 persone sul treno reale, ben poco spazio fosse lasciato al dubbio…
Del suo nutrito seguito facevano parte guardie scozzesi con il classico kilt, servitori indiani, parenti, amici, medici e un curioso tipo, Abdul Karim, conosciuto come “il Munshi”, un indiano che indossava sempre un appariscente turbante, che era il grande favorito della Regina.
Vittoria utilizzava soltanto le sue cose, per cui si faceva spedire dall’Inghilterra la sua carrozza, la scrivania rivestita di pelle verde, argenterie, posate e porcellane.
La prima volta che visitò Firenze era il 1888, all’età di 69 anni; curioso il fatto che abbia aspettato così tanto tempo, quando il suo stesso marito, prima di sposarla, aveva vissuto a Firenze per diversi mesi, ospite dei Marchesi Gerini in Via Ricasoli.
Durante le sue due prime visite soggiornò a Villa Palmieri, e nei suoi diari lasciò una descrizione entusiastica dello Scoppio del Carro, a cui assistette dalla Loggia del Bigallo.
Dal balcone di Palazzo Medici Riccardi invece, in altra occasione, osservò una Battaglia dei Fiori con un corteo di carrozze floreali, spettacolo appositamente organizzato per lei.
Ormai settantacinquenne, quando ormai spesso per muoversi utilizzava una sedia a rotelle, per l’ultima volta nella sua vita venne a Firenze, e nonostante gli impedimenti fisici, non tralasciò di visitare la città e di ricevere rappresentanti della comunità inglese a Firenze.
Guido Giannini, un artigiano fiorentino della legatoria che ha lasciato scritte le sue memorie, racconta un aneddoto: a fine Ottocento, Guido Giannini è ancora un ragazzo di bottega, fa pulizie, consegna pacchi ai clienti e la cosa che proprio non gli va giù è quando i camerieri dei ricchi stranieri che vivono a Firenze gli impongono di passare dalle scale di servizio; col passare del tempo Guido impara il mestiere di legatore e non solo, si dà da fare ed impara anche l’inglese, conscio del fatto che gli stranieri sono un’ottima clientela in espansione; i suoi libri in pergamena con fregi d’oro e intarsi in pelle sono magnifici e molto richiesti. Il console inglese, in virtù del fatto che la Regina Vittoria per ben tre anni consecutivi soggiorna a Firenze, decide di promuovere l’iniziativa di regalare alla Regina un album con le firme di tutti gli inglesi residenti a Firenze. A realizzarlo è proprio la bottega di Guido Giannini, suo padre principalmente, e Guido ottenne la sua “piccola rivincita”: tutti gli illustri residenti inglesi sfilarono all’interno della sua bottega in Piazza Pitti per lasciare la loro firma.
Lui sarà passato dalla scala di servizio, ma gli inglesi si son dovuti abbassare a entrare in bottega!
Ma torniamo a parlare della fontana realizzata in onore della Regina.
La fontana venne realizzata tra il 1897 e il 1900, in occasione del sessantesimo anno di regno della regina Vittoria d’Inghilterra, per ricordare le visite fatte dalla sovrana nella città.
Venne progettata dall’ingegnere Lorenzo Priuli Bon, e realizzata in marmo rosso di Verona dal laboratorio Pellegrini di Verona. La fontana fu disegnata con una chiara connotazione neogotica che si esplica nell’utilizzo di colonnine tortili e nella ripetizione di archetti acuti impiegati quali motivi decorativi. “Il pilastro centrale, da cui si dipartono ad una certa altezza le tre vasche poligonali sorrette da colonnini, poggia sulla base di tre gradini sagomati a trifoglio. La fontana si presenta oggi mancante del settore superiore dello stelo centrale (a sezione triangolare e recante sulle facce delle iscrizioni latine), in origine ornato di colonnine tortili e sormontato da una corona in bronzo”. L’asportazione degli ornamenti metallici è da far risalire agli anni della prima guerra mondiale, come denunciato da Carlo Papini sulle pagine di “Arte e Storia” del 1919: “In Piazza degli Zuavi, la colonia inglese, a ricordo della permanenza in Firenze dell’amata Regina Vittoria, volle eretta una modesta ma utile fontana, con ornamenti in bronzo e quattro mascheroni da cui l’acqua zampillava per ricadere nella sottostante vasca. Non solo furono divelti tali ornamenti, ma anche gli altri ornamenti metallici, e furono ostruite le bocche d’acqua, per modo che la fontana è ora ridotta ad un arido ed inutile ingombro”.