Aprile 1938, da pochi giorni l’Austria è stata annessa alla Germania. A Vienna alcuni appartenenti alle SS si divertono, umiliandi, con alcuni ebrei costringendoli ad inginocchiarsi per pulire il suolo con delle spazzole.
Dalla folla di curiosi si stacca un uomo che, con spazzola in mano, si inginocchia insieme agli ebrei iniziando anch’egli l’opera di pulizia. Quando gli viene intimato di alzarsi e mostrare i documenti, l’uomo obbedisce e si alza con molta calma.
Nel suo sguardo non c’è traccia alcuna di paura e questo viene interpretato come una sfida. Ad accrescere la rabbia delle SS, l’uomo afferma di essere amico degli ebrei e di volerli aiutare. Il soldato di fronte a lui sta per colpirlo quando una mano lo ferma: è il suo collega che sta leggendo il documento dell’uomo che sta sfidando i soldati del Terzo Reich.
L’uomo risulta essere Albert Göring, il fratello del numero 2 del regime nazista, secondo solo a Adolf Hitler. Dopo i controlli del caso, da Berlino arriva la conferma e l’uomo viene rilasciato con molte scuse.
Del temutissimo gerarca nazista Hermann Göring pochi sanno che ha un fratello che non la pensa esattamente come lui e che non fa nulla per nasconderlo; anzi si oppone al regime con le parole ed i fatti creando notevole imbarazzo al potente fratello che, comunque, non gli nega mai il suo aiuto avendo sempre avuto un debole per quel fratello più piccolo e tanto diverso da lui.
Quando l’allora cancelliere austriaco Kurt Schuschnigg venne arrestato dalla Gestapo, Alberto scrisse al fratello chiedendo di liberarlo e intervenne anche quando venne arrestato il compositore Franz Lehar insieme alla moglie Sophie.
Nel 1939 Albert Göring si trasferì in Cecoslovacchia per decisione del fratello, presso la Skoda Works ma anche lì creò non pochi problemi ai nazisti rallentando la produzione bellica con scioperi e sabotaggi. Sempre alla Skoda si prodigò per salvare Jan Moraveck suo amico e direttore commerciale, facendolo espatriare con documenti da lui forniti.
Prelevò da un campo di concentramento alcuni ebrei affermando che doveva impiegarli nello stabilimento ma, non appena sui camion, li liberò e li fece fuggire.
Corse un serio pericolo quando venne arrestato su ordine di Himmler, il capo delle SS, ma Hermann intervenne ancora. Albert riuscì a mettere in piedi, con tanto di conto corrente in Svizzera, una vera organizzazione per il salvataggio di persone da far fuggire principalmente in Romania e Stati Uniti.
Alla fine della guerra Albert si consegnò agli alleati ma nessuno credette alla sua storia; dopotutto era sempre il fratello del numero 2 del regime nazista. Passò 2 anni nel campo di prigionia di Darmstadt dove un ufficiale di nome Victor Parker nello scorrere la presunta lista delle persone che Albert avrebbe aiutato riconobbe il nome di una sua parente: era la moglie di Franz Lehar.
Dovette passare ancora del tempo e grazie anche ad altre testimonianze fu liberato nel 1947. Purtroppo il nome che portava era troppo pesante ed intorno a lui si fece il vuoto creando seri problemi alla sua famiglia, restò solo e visse un’esistenza precaria aiutato solo da qualche amico . Morì a Monaco di Baviera nel dicembre del 1966.