Nel passato avvenne un terribile accadimento in cui gli abitanti di Treviso si resero colpevoli di una delle esecuzioni più crudeli, spietate e raccapriccianti della storia italiana.
Correva l’anno 1260 e all’epoca era signore di Treviso ALBERICO II DA ROMANO, appartenente alla celebre famiglia ghibellina (cioè pro-imperatore) degli Ezzellini.
Era il fratello del più famoso EZZELLINO DA ROMANO, grande amico dell’imperatore Federico II di Svevia. Ezzelino era spietato, sanguinario, temutissimo e odiatissimo, ma eccezionale condottiero.
Era riuscito a conquistare quasi tutto il Veneto, facendone un “regno” degli Ezzellini un regno che però durò poco.
Sconfitto e ferito, Ezzellino fu fatto prigioniero e morì in cella perché, urlando come un forsennato si strappò le bende delle ferite, preferendo la morte alla prigionia.
Con la sua caduta, tutto il dominio degli Ezzellini crollò come un castello di carte.
I trevigiani cacciarono il fratello Alberico II, che si rifugiò nel castello di famiglia di San Zenone degli Ezzellini.
La sua signoria fu cancellata e Treviso tornò ad essere un libero Comune.
Il nuovo Podestà Marco Badoer giurò di vendicarsi e proclamò sulla pubblica piazza che non avrebbe avuto pace fino a quando non avesse sterminato l’intera famiglia di Alberico II.
L’esercito trevigiano si mosse e assediò la rocca di San Zenone che dopo qualche mese cadde per fame.
Badoer mantenne la sua letale promessa.
Alberico fu subito catturato e legato: con la bocca serrata in una morsa fu portato di fronte a Marco Badoer. Il podestà di Treviso srotolò la pergamena con la sentenza e pronunciò la condanna a morte al cospetto di un terrorizzato Alberico, che, stretto nella morsa, non poteva urlare. Tuttavia, il Badoer non ebbe pietà alcuna e ordinò che la sentenza venisse eseguita lì sul colle e non a Treviso, come era stato stabilito, per evitare ripensamenti.
I cinque figli maschi di Alberico, dei bambini, furono condotti al ceppo urlanti e scalcianti e furono decapitati, uno dietro l’altro.
Dopo essere stati decapitati i loro corpi furono fatti a pezzi e gettati in faccia ad Alberico legato, con la morsa alla bocca e folle di dolore. Ma non bastava: dopo i cinque figli, le tre figlie e la moglie furono denudate, stuprate di fronte al povero Alberico II e infine arse vive sul rogo. Il tutto avvenne sotto gli occhi di Alberico, impazzito per questo orrore. Infine, ormai delirante, fu legato alla coda di una cavallo e trascinato attraverso i rovi e gli sterpi fino alla morte. Era il 26 agosto 1260.
Ma il supplizio non era finito
I corpi di Alberico e di un figlio maschio furono portati a Treviso, squartati ulteriormente, bruciati e le ceneri gettate in un porcile.
Si tratta forse di una delle esecuzioni più spietate di tutti i tempi.
Comminata da un’autorità repubblicana ad un sovrano di fatto (Alberico II era signore di Treviso e aveva “regnato” con una certa mitezza) colpevole solo di avere un fratello, Ezzelino, la longa manus dell’Imperatore, etremamente crudele. Un uomo così odiato che fece ricadere sull’incolpevole fratello le sue nefandezze.