Seguo sul canale televisivo SKY una serie riguardante avvenimenti criminali accaduti in cittadine e luoghi degli Stati Uniti.
In una di queste è stato narrato un episodio che, almeno a parer mio, andrebbe proiettato in tutte le scuole medie inferiori e superiori del nostro paese.
Una giovane ragazza, a seguito di una relazione, era rimasta incinta. Senza fare drammi, parlandone con la madre aveva deciso di tenere il bambino e lavorando, assieme all’aiuto della famiglia, si era fatta anche una casa propria, permettendo al padre del piccolo di vedere il figlio senza chiedergli nulla di oneroso.
Un giorno questi entra in casa e, forse credendo che un giorno la donna avrebbe potuto ripensarci sopra, la strangola e con lei anche il proprio figlio.
Scoperto, giudicato e condannato alla pena capitale, interviene la madre della giovane uccisa che chiede al giudice una semplice cosa:
“non condannatelo a morte, non spetta a noi la vita di un altro e poi così è troppo semplice. Dategli il carcere a vita ma mettetegli in cella una grande foto di mia figlia con accanto il bambino, così che tutto il giorno possa vederli e ricordarsi ciò che di orribile ha fatto”.
E negli USA non è come da noi dove il peggior criminale dopo dieci anni (vedere assassino del piccolo Tommy di Parma) ha diritto al lavoro esterno. In quel paese se sei condannato per un grave crimine, dove non c’è la pena capitale, ti danno l’ergastolo senza possibilità di appello e ti mettono la bara davanti alla cella.